Asotthalom, quasi impronunciabile paesino al confine tra Ungheria e Serbia, […]

Da qualche mese, però, è diventato uno di quei punti del mondo dove le società collidono, dove i confini, seppure invisibili, si palesano per quello che sono, muri invalicabili e chiari, segnati e visibili.

Siamo in quello che è ormai il “lontano 2015” tanto il tempo si è dilatato in questa pandemia, e l’Ungheria inizia in quella calda estate a costruire un muro, il primo dopo il crollo del Muro di Berlino, per contenere il flusso di migranti disperati che cercano una nuova e migliore vita nell’Unione Europea. E’ uno snodo cruciale nella storia della rotta Balcanica che vira sempre di più da allora verso il cuore della ex Jugoslavia, fino ad arrivare ai drammi odierni. Il mio percorso di ricerca inizia qui, in un paesino di confine tra Ungheria e Serbia, l’unico in quel momento governato dal partito di ultra destra ungherese, un breve ma intenso reportage in uno dei luoghi in cui ha iniziato a morire l’Europa. In chiusura trovate anche un breve reportage video girato quasi del tutto di nascosto tra Asotthalom e Roszke.

Ad Assothalom, come a Lampedusa, come a Gevghelia, come a Kos, a Ceuta e Melilla, muore l’Europa delle presunte libertà, e il suo concetto ipocrita di libera circolazione.

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