Vidimose Sarajevo: giornata di incontri e addii

Il giorno seguente è già una giornata di incontri e di addii.

Avevo molte altre persone da incontrare, anche fuori Sarajevo, ma purtroppo non c’è stato il tempo e poi alle 16 ho già il bus di ritorno verso Zagabria.

Incontro Aline al Cafè Napoli.ba.

napoli.ba bar
Il bar Napoli.ba

Aline vive da anni in Bosnia tra Mostar e Sarajevo parliamo di tante cose, anche della situazione dei migranti che sembra essere sempre più esplosiva, le lascio una bozza del mio progetto vediamo se potrà darmi una mano.

Resto al Napoli.ba in attesa dell’arrivo di Ado che sta venendo in macchina da Srebrenica. Abbiamo appuntamento ad una delle più importanti e storiche Cevabdzibe di Sarajevo, Zeljo, dal nome della squadra di calcio dello Zeljeleznicar. Ado è in ritardo, c’è molto traffico in ingresso a Sarajevo e allora mi trasferisco allo Zeljo e in attesa mangio del kajmak e un yoghurt.

Dopo un’ora finalmente arriva Ado, mangiamo cevapi chiacchieriamo di balcani e della vita, è bello condividere idee e percezioni, ci si arricchisce nel viaggio. Ado mi riaccompagna all’Hotel Grand ci rivedremo a Roma per fare il punto sui nostri progetti.

bus per zagabria
Bus per Zagabria

Andando verso la stazione non posso non notare decine di ragazzi migranti che attendono di prendere i bus verso il confine croato, è triste vedere vite giovani gettate così in un limbo infinto. Un limbo creato appositamente dalla cattiva coscienza dell’Unione Europea che ha esternalizzato da tempo la sua coscienza lasciando ad altri il peso del dramma umano della migrazione.

stazione

Prendo il bus verso Zagabria, effettua molte fermate tra cui Zenica la città industriale per eccellenza in Bosnia che non ho mai visitato. Faccio dei brevi filmati nel corso del viaggio per ricordare i luoghi in cui sono passato. Il bus si ferma per ultimo a Doboj dove sono già stato un paio di anni fa di ritorno verso Treviso con Luca Leone. In quell’occasione, un viaggio di gruppo, dopo aver alloggiato per la notte nella città il nostro autista si accorse che nei giorni precedenti avevamo avuto un ospite imprevisto. Dai resti di bevande e sigarette trovato in un piccolo vano bagagli scoprimmo che molto probabilmente avevamo portato con noi per giorni un clandestino che arrivato a Doboj aveva deciso di tentate la fase finale del Game, come viene chiamato il tentativo di superare il confine bosniaco-croato.

La realtà spesso è più vicina di quanto possiamo immaginare.

Da Doboj verso Slavonski Brod mi perdo guardando fuori dal finestrino e il cuore mi si fa pesante. Era da tempo che non vedevo tante case ancora abbandonate e mai ricostruite, forse più della metà, e mi ricorda la stessa sensazione provata nella Posavina e Krajna croata qualche anno fa quando ho attraversato quella che ho chiamato la Wasteland croata. Devo tornare in questi luoghi per attraversarli con calma ed entrare nel “dolore degli altri”, perché in quelle guerre terribili nessuno è stato esente da dolori.

zenica citta
Zenica: città industriale posta nel cuore della Bosnia sulla strada verso Slavonski Brod

Slavonski Brod, non penso che dimenticherò il nome di questa città. Due giorni dopo il mio ritorno, a pochi chilometri dal confine un bus proveniente da Pristina con destino Monaco di Baviera per via di un colpo di sonno finì in una scarpata provocando la morte di uno degli autisti e di una decina di passeggeri quasi tutti di origine kosovara.

Un dramma nel dramma perché mette insieme storie di speranza in frantumi e lavoratori soggetti a turni di lavoro massacranti spesso senza tutele. Penso spesso ai due burberi autisti croati che guidavano il bus da Roma a Zagabria e capisco ancor di più il perché del loro essere in alcuni casi poco “assertivi”. Guidate voi per decine di ore alcune volte giorni, facendo solo dei brevi turni di riposo sul bus. Una vita massacrante che alcune volte porta alla morte anche di altre persone.

Al confine le procedure sono lunghissime anche perché da qualche giorno sono cambiate le regole di ingresso in Croazia per i cittadini bosniaci.

E qui viene messo in scena uno degli imprevisti schetch di viaggio a cui talvolta mi è capitato di assistere e che rendono a loro volta il viaggio indimenticabile.

Un ragazzo che con altre ragazze intuisco da uno dei libri che sta leggendo, studi urbanistica o qualcosa di simile a Lubiana, dopo aver superato i controlli del confine bosniaco resta molto sorpreso dal fatto che ci sia un ulteriore controllo dopo pochi minuti. Gli autisti del bus, due rudi ma al tempo stesso simpatici croati, lo guardano come se avessero di fronte un alieno: ” Ma scusi… due paesi… due confini no?”.

Il ragazzo resta sorpreso e lo racconta alle sue amiche e una delle ragazze esclama: ” Ma pensa tu che cosa ridicola, due confini… ma a che serve… “.

Sorrido tra me e penso: questa è la generazione “no border” nata all’interno della UE dove i confini ormai sono concetti labili ravvivati solo dalla recente pandemia, e quindi non riescono ad immaginare un “vero” confine. In un certo senso mi fanno tenerezza.

Arrivo a Zagabria intorno alla mezzanotte, il tempo di raggiungere l’Hotel Livris e domire qualche ora domani mi aspetta l’ultima vera giornata di scoperta.